sabato 11 settembre 2010

11-12 SETTEMBRE - LE FAGIOLIADI: CAPANNORI CAPITALE DEI LEGUMI

slowfoodlucca[1]

Per due giorni, l’11 e 12 settembre, Capannori sarà la capitale dei Legumi: da tutta Italia arriveranno produttori di varietà locali e, sabato 11 si sfideranno in una singolare gara, le Fagioliadi, dove ognuno presenterà un piatto in grado di ben rappresentare il proprio legume; sarà la giuria popolare, rappresentata dal pubblico presente, a decretare il vincitore.
Basilicata, Campania, Marche, Lazio, Umbria e, addirittura una partecipazione estera, la Catalogna, saranno presenti con i loro legumi e gli altri prodotti dei loro territori; non trascurabile, poi, la presenza dei legumi toscani capeggiati dai due autentici “fuoriclasse” il “Sorana” e lo “Zolfino”. Non mancheranno certamente i fagioli della lucchesia che, da padroni di casa, non vorranno certamente sfigurare.
La competizione si svolgerà dalla 14:00 alle 20:00 di Sabato 11 settembre e Domenica 12 Settembre alle ore 16.00 in piazza Aldo Moro a Capannori ci saranno le Premiazioni.
Il costo della partecipazione come giuria popolare è di € 10,00 (€ 7,00 per i soci Slow Food) e prevede i 19 assaggi (che andranno valutati nella scheda consegnata all'ingresso), il bicchiere in vetro con relativa tracolla ed un assaggio di vino.
Enoteca di Vigneron: costo 5 € che dà diritto al bicchiere e tracolla e 3 buoni assaggio di vino. I vini avranno valutazioni diverse a seconda dell'importanza e si potranno assaggiare con 1, 2 oppure 3 buoni.
I singoli buoni possono essere acqustati al costo di € 1/cadauno.
Clicca per vedere i piatti a base di fagiolo che si potranno degustare

Ma vediamo da vicino, attraverso una panoramica, gli ospiti che potremo incontrare alle Fagioliadi:
* Ospite d’onore il fagiolo Ganxet della Catalogna, è un legume particolarmente delicato, molto simile al Sorana, bianco dalla caratteristica forma curva a gancio (da qui il nome): buccia assente e pasta burrosa lo rendono particolarmente interessante. Il territorio di produzione è una regione a nord di Barcellona (Gallecs) dove un gruppo di produttori particolarmente motivati ha dato vita ad un’associazione dalla quale è nato il Presidio Slow Food per salvare questo legume dalla estinzione; notevole l’impegno di questi produttori e dei loro tecnici nel conservare il patrimonio di specie e varietà della regione e promuovendo lo sviluppo di produzioni biologiche.
* I fagioli di Sarconi, prodotti che godono della denominazione Comunitaria IGP (Denominazione di Origine Protetta) sono rappresentati da un numero sterminato di fagioli prodotti in questo territorio della Basilicata particolarmente vocato per la produzione di legumi. La qualità e le peculiarità delle singole varietà sono state determinanti per la loro conservazione; i produttori del territorio non hanno mai abbandonato questi legumi che adesso conoscono uno sviluppo commerciale molto interessante. L’azienda presente alle Fagioliadi, “Per boschi e contrade” è un’azienda famigliare che sta sperimentando nuovi modi di uso dei fagioli e propone una interessante confettura (Fasoldò, crema dolce di fagioli) ottenuta con le varietà più idonee. Saranno in gara alle fagioliadi con il Piatto Crostatina alla Fasoldò.
* Il fagiolo di Controne, zona della Campania a sud di Napoli, si presenta piccolo, rotondo e bianchissimo, senza macchie e senza occhi e si distingue per l’alta digeribilità e per la buccia praticamente impalpabile. Introdotto nella valle del Calore nella prima metà del Cinquecento e coltivato dai monaci benedettini dell’abbazia di San Nicola di Controne, è tuttora reperibile nel comune salernitano. I produttori sono circa una cinquantina che continuano a coltivare in modo tradizionale il fagiolo nelle zone vocate e hanno dato vita ad una Comunità del Cibo Slow Food. Michele Ferrante, che sarà presente alle Fagioliadi, è titolare dell’omonima azienda agricola e referente della Comunità in quanto colui che più di altri ha creduto nella conservazione di questo interessante legume; il piatto che ssarà presentato alla manifestazione è Scarola e Fagioli di Controne.
* Folta la rappresentanza dell’Umbria: la Roveja di Cascia, piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone, grigio. Nei secoli passati era coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, dove i campi si trovavano anche a quote elevate: la roveja è resistente anche alle basse temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Cresce anche in forma spontanea, lungo le scarpate e nei prati, ma nei secoli passati era protagonista dell'alimentazione dei pastori e contadini dei Sibillini con altri legumi poveri quali lenticchie, cicerchie, fave. Oggi è stata pressochè abbandonata ovunque e resistono solo pochi agricoltori nella val Nerina, in particolare a Cascia dove, in una località chiamata Preci, c'è una fonte detta dei rovegliari. La Roveja è un Presidio Slow Food di pochi piccoli produttori di Civita di Cascia che hanno recuperato il seme antico e si propone di diffondere la conoscenza di questo legume e coinvolgere altri coltivatori che al momento producono solo per autoconsumo. Silvana Crespi De Carolis ci presenterà alle Fagioliadi questo legume con il piatto Roveja con le vongole.
* Ancora dall’Umbria i fratelli Lanini, pastori di montagna, ci porteranno il Fagiolo Monichelle, legume caratterizzato da una originale colorazione della buccia a due facce (molto simile al Mascherino della lucchesia) una bianca e l’altra scura con toni che vanno dal vinaccia fin quasi al nero. Alle Fagioliadi saranno accompagnati dal prof. Luciano Giacchè dell’Università di Perugia che ha riscoperto questo fagiolo e ne ha curato una ricerca per recuperarne la memoria storica.
* Sempre dall’Umbria la Fagiolina del Trasimeno, Presidio Slow Food, fagiolo minuscolo, di forma ovoidale e colore variabile: può essere marrone, nero, salmone, ma il più diffuso è quello bianco. Per questo motivo e per le dimensioni piccolissime è anche chiamato risina. In bocca è tenero, burroso e particolarmente saporito. Il luogo in cui viene coltivato tradizionalmente è la zona che circonda il lago Trasimeno, e qui sono diffuse numerose ricette semplicissime per cucinarlo. Ha avuto una buona diffusione fino agli anni Cinquanta del Novecento, quando ha cominciato a declinare fino quasi a scomparire.
* Ancora Umbria per la Lenticchia di Castelluccio di Norcia, legume antichissimo come dimostra il ritrovamento di semi in tombe neolitiche datate 3000 A.C.
* Dalle Marche arriverà, invece, la Cicerchia di Serra de’ Conti, Presidio Slow Food, la cia forma è minuta e spigolosa, il colore va dal grigio al marrone chiaro maculato, la buccia è poco coriacea e il sapore meno amaro rispetto a quello di altre varietà di cicerchia. Pochi anni fa la cicerchia di Serra de’ Conti è stata salvata da un gruppo di giovani agricoltori riuniti ne La bona usanza, un’associazione del paese, ed è salita a pieno titolo sull’Arca del Gusto di Slow Food. Ha ripreso a essere prodotta e commercializzata, confezionata in secco con foglie di alloro e grani di pepe che ne garantiscono la naturale conservazione. Alle Fagioliadi parteciperà proprio l’Associazione La Bona Usanza che porterà anche altri legumi e prodotti del territorio e presenterà la Cicerchia con un piatto tipico della tradizione, la Zuppa di Cicerchia.
* Dal Lazio la Cooperativa Cerqueto presenterà il fagiolo del Purgatorio di Gradoli. L’azienda, di Acquapendente in provincia di Viterbo, oltre ad altri legumi (Cece solco dritto, Lenticchia di Onano, fagiolo della Stoppia) e prodotti del loro territorio. Il fagiolo del Purgatorio è simile come forma ad un Cannellino e costituisce una varietà che ha radici molto forti nella storia del paese in quanto risulta prodotto sin dal ‘600; il piatto presentato alla Fagioliadi sarà Fagioli del Purgatorio di Gradoli con olio e pepe.
* La Toscana è rappresentata dalle sue autentiche punte di diamante: il Fagiolo Zolfino del Pratomagno, chiamato anche burrino o fagiolo del cento (perché seminato il centesimo giorno dell’anno), è una varietà relativamente rara: piccolo, globoso, giallo con una macchia oculare più chiara, dalla buccia sottile. Sua zona d’elezione è l’area compresa tra il Valdarno aretino e la dorsale appenninica del Pratomagno, a un’altitudine variabile dai 250 ai 600 metri; impossibile coltivarlo in pianura perché il suo apparato radicale, molto superficiale, non tollera il minimo ristagno d’acqua. I fagioli zolfini reggono bene la cottura (anche più di quattro ore): densi e cremosi, si sciolgono in bocca come burro. Il fagiolo Zolfino è presentato dall’az. Agricola Radici, azienda biologica particolarmente interessante perché fa produzione e trasformazione dei propri prodotti che sono quanto di meglio propone il Pratomagno (fagioli, farina di castagne, ecc.)
* Altra punta di diamante della Toscana il Fagiolo di Sorana, Presidio Slow Food, dal seme color bianco perla, detto anche piattellino, che si coltiva tradizionalmente lungo questo tratto del torrente Pescia, in Valdinievole. Appartiene alla tipologia dei cannellini, varietà originaria della Toscana considerata la migliore da essiccare, ma ha forma leggermente arcuata e buccia sottilissima e sezione schiacciata. La qualità eccellente dei fagioli di Sorana deriva da un insieme di caratteristiche pedoclimatiche che vanno dall’altitudine ottimale (tra i 200 e i 750 metri) all’abbondanza di acque poco calcaree, dalla buona percentuale di umidità dell’aria a un’ottima esposizione solare, fino a un terreno ben drenato, sciolto e sabbioso. L’area che si caratterizza in questo modo si estende su circa quattro chilometri, soprattutto alla sinistra del Pescia, tra il ponte di Castelvecchio e il ponte di Sorana. La zona, bonificata dai Medici tra il Cinquecento e il Seicento, fu suddivisa tra coloro che avevano contribuito al suo recupero: per questo ancora oggi i proprietari sono molti e i fagioli si coltivano in piccoli appezzamenti. Alle Fagioliadi sarà presente l’az. Agricola di Enrico Gaggini che, oltre a produrre fagioli, alleva pecore e produce un ottimo formaggio pecorino a latte crudo anch’esso Presidio Slow Food.
* Sempre dalla Toscana, in quella terra di confine rappresentata dalla Lunigiana abbiamo il Fagiolo di Bigliolo, piccola frazione vicino ad Aulla, nelle sue diverse varianti. E’ un fagiolo tenero, di buccia sottile, estremamente digeribile e delicato. Le principali varietà coltivate sono il tondino, di piccole dimensioni e dalla forma leggermente tondeggiante, con striature color vinato intenso e fondo crema variegato di viola; il borlotto di Bigliolo, di media grandezza, con forma allungata, leggermente schiacciata con striature color vino vinoso intenso, usato per la preparazione di ottimi minestroni; il bianchetto, di piccole dimensioni, di forma ovoidale e di colore bianco crema chiaro, dal sapore dolce e delicato, utilizzato soprattutto per contorni, lessato in acqua e accompagnato da olio extravergine della Lunigiana; il due facce, di media grandezza, di forma schiacciata e leggermente allungata che presenta, a partire dall'occhio, una variegatura color vinato su sfondo crema, usato lessato e nei minestroni. Saranno presenti alle Fagioliadi alcuni produttori dell’Associazione locale che li raggruppa e proporranno il piatto taglierini nei fagioli con il Fagiolo Tondino di Bigliolo ed il Fagiolo due Facce di Bigliolo.
* Infine, ultimi ma non di minore importanza, la folta rappresentanza dei fagioli della lucchesia con il gruppo di aziende che aderisce alla Comunità del Cibo Slow Food di coltivatori di Fagioli della Lucchesia. Si va dal Rosso di Lucca al Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, dallo Scritto di Lucca al Malato o di San Giuseppe, dallo Schiaccione di Pietrasanta al Mascherino, dall’Aquiola o Lupinaro al Diecimino, dalla Stringa allo Stortino, dal Gaiallorino al Fico di Gallicano, dallo Scritto della Garfagnana al Pievarino, fino ai rarissimi Fagiola Garfagnina,Cappone e Marmino o Padulino. Tutti presenti in una rassegna che si presenta unica nel suo genere. Nell’anno della Biodiversità un doveroso omaggio ad una produzione che la biodiversità è in grado di rappresentarla meglio di ogni altro.

 
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